I tremendi abusi dello Jugendamt tedesco sui bambini e il quieto vivere dei nostri governanti
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La merkel
dovrà spiegare gli abusi d'ufficio
dell jugendamt tedescho a discapito di genitori italiani
in cui spostano il domicilio inlegalmente della bambina italiana DALLA MADRE TEDESCA
e rilasciandoli un documento tedesco senza presentare un certificato e quindi
l'affidamento esclusivo a quindi avendo diritto a richiedere il passaporto tedesco
con nesuna legitimazione dal padre italiano l ultimo caso di una madre tedesca con solo diritto di contatto con la figlia. E statta presa dal padresolitario italiano quando la bambina da un mese al 15esimo compleanno con l aiuto dell jugendamt e statto rilasciatto un passaporto tedesco alla bambina italiana senza la saputa del genitore italiano con l'esercizio esclusivo della patria podestä.per poi con il suo compagno
un ex malvivente con piu di 30 anni di carcere per spaccio di droga internazionale
PER ANDARE IN FERIE....... IN SUDAMERICA.
Lo Jugendamt è l'agenzia federale tedesca per l'infanzia: le sue decisioni sono di fatto vincolanti e in patria gode della fama di baluardo della protezione sociale. Una protezione basata su un pilastro: ogni bambino è un patrimonio della comunità e dello Stato, che in lui investe, e il suo benessere è legato a un'educazione tedesca, prioritaria su tutto. Così in caso di separazione di una coppia mista, lo Jugendamt ha le idee chiare: i figli restano in Germania, con la madre o il padre tedesco. L'altro genitore si accontenterà di una frequentazione limitata, a volte con l'obbligo di comunicare col figlio solo in tedesco. Questo anche in caso che il genitore tedesco abbia abbandonato il tetto coniugale, o sia responsabile di violenze domestiche, di alcolismo, d'indifferenza verso i figli. Il criterio della nazionalità primeggia su qualsiasi altra considerazione, con una minaccia latente anche per le coppie miste che non si separano ma che sono indotte a seguire i dettami dello Jugendamt. Al genitore separato e non tedesco resta soprattutto un onere: contribuire agli alimenti e all'educazione del figlio, anche se ha perso ogni ruolo nelle scelte della crescita.
Chi non accetta queste regole è ulteriormente penalizzato, vedendosi negata anche una breve vacanza con i figli; e chi si sottrae per impossibilità o protesta al pagamento degli alimenti, o allontana il figlio dalla Germania, diventa vittima di un mandato arresto europeo emesso dal tribunale tedesco, pedissequamente applicato dagli altri paesi europei. Di fatto la Germania ha creato un meccanismo perfetto, approfittando da una parte degli automatismi dello spazio giudiziario europeo, e dall'altra della mancanza di norme europee nel diritto di famiglia - che rimane gelosamente sovranità degli Stati nazionali, con un costo della "non-Europa" altissimo in quanto a mancanza di diritti umani.
C'è un'eccezione: per i figli disabili l'affido è di norma al genitore non tedesco. Lo Stato germanico preferisce disfarsi di questi "soggetti deboli" e più costosi da assistere. Dispiace dirlo, ma inevitabile pensarlo: funzionava così, in Germania, anche qualche tempo fa. Questo e altro si scopre con i genitori discriminati dallo Jugendamt. Uno, francese, l'ho incontrato a Natale a San Vittore, in cella su istanza delle autorità tedesche. Molti non trattengono un dolore straziante: non vedono i figli da mesi o da anni, hanno speso i loro averi in infiniti procedimenti giudiziari rigorosamente solo in tedesco, sono abbandonati dai propri paesi che calano le braghe al cospetto delle decisioni "sovrane" tedesche.
Uno dei più coraggiosi tra questi genitori, Marinella Colombo, ha scritto un libro eloquente - "Non vi lascerò soli" (Rizzoli) - che non è soltanto un resoconto terrificante di come una madre abbia di fatto perso i propri figli (l'ultimo colloquio con loro le è stato permesso a fine 2010), ma è anche un atto di accusa contro le manchevolezze dell'Europa di oggi, dove cose così possono ancora accadere. Ma la maggioranza preferisce tacere, per non subire le ritorsioni tedesche.
Il Parlamento Europeo ha ricevuto numerose petizioni, ma le pressioni e la totale indisponibilità a cooperare da parte tedesca hanno impedito ogni progresso. La Commissione Europea stessa è restia a intervenire, nonostante interrogazioni, lettere, incontri con il gabinetto della commissaria Reding (su www.niccolorinaldi.it si trova un resoconto delle tante iniziative di questi anni), per non competenza in diritto di famiglia e per rispetto formale delle norme UE da parte di Berlino. Tuttavia la discriminazione è palese, e se lo Jugendamt fosse di un paese più piccolo, non ci sarebbero questi ossequi.
Lo Jugendamt rivela un senso d'insicurezza tedesca a diventare propriamente europei, ad accettare che un bambino cresca anche con un genitore non tedesco, e dimostra la persistenza di un senso di superiorità e di un ruolo dello Stato di cui questi genitori sono solo le ultime vittime, tra le innumerevoli colpite nel corso di un secolo.
Con la collega Muscardini abbiamo scritto ad autorità e a giornali della Germania. Nessuno, dico nessuno, ha risposto. Nemmeno l'Ambasciatore tedesco a Roma, che ci ha fatto scrivere dalla "vice-responsabile dell'ufficio Legale e Consolare", che al solito ha invocato la separazione dei poteri in Germania. In questi giorni gli ho scritto nuovamente, tra l'altro con queste parole: Il governo tedesco farebbe bene a prendere con molta serietà, con molta urgenza, iniziative tali da ripristinare un sentimento di fiducia verso lo stesso Jugendamt, oggi invece percepito come un bastione di un pericoloso e odioso nazionalismo di sinistra memoria. Signor Ambasciatore, anziché evadere la questione con una frettolosa lettera di un funzionario, noi la invitiamo a riflettere sugli effetti dirompenti che il comportamento dello Jugendamt può avere in un momento nel quale sentimenti di diffidenza, se non di aperta ostilità verso la Germania, si diffondono in alcuni settori dell'opinione pubblica e addirittura della politica. Noi lavoriamo ogni giorno per l'Europa, e siamo tra i più convinti sostenitori della profonda amicizia dei nostri paesi. Ma poco possiamo fare rispetto alle lettere con episodi agghiaccianti che ci vengono riferiti, al dolore di genitori che di fatto non possono più intrattenere relazioni normali con i propri figli, all'abuso del mandato di arresto europeo compiuto dalla magistratura tedesca. Non abbiamo mai riscontrato questi problemi con le autorità francesi, del Regno Unito, o di altri paesi europei. Ciò accade solo con la Germania, e ogni volta ci sentiamo ripetere: "ma lo Jugendamt opera secondo le nostre leggi, in maniera indipendente". Giusto, ma allora invitiamo le vostre autorità a vigilare affinché le normative in vigore siano compatibili con la dignità della persona e col progetto intrapreso da tutti i nostri popoli di costruzione di un'Europa unita - dove nessuno è discriminato in base all'appartenenza nazionale o linguistica. L'alternativa è un crescente e pericoloso - e, le assicuriamo, già in corso - diffondersi di un sentimento che vede nella Germania di oggi, e certamente nello Jugendamt, un modello che si vorrebbe superato da tempo.
Ma una lettera più importante dobbiamo scriverla tutti noi a chi in Italia alle prese con un mandato di arresto europeo di un tribunale tedesco non esita a mandare i carabinieri ad arrestare una madre italiana - come accaduto a Marinella Colombo. O ai nostri governanti che tacciono e per quieto vivere commentano, come un ministro fece con un avvocato: "ma cosa vuole che si faccia, non vede quante automobili tedesche ci sono in Italia...?". Invece se un giorno fossi capo del governo, metterei il rispetto dei genitori italiani tra i primi punti di un incontro bilaterale tra Italia e Germania. Lo farei per loro, per la dignità italiana, ma ancora di più per un'idea alta e concreta di Europa.
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